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COMUNICATO
STAMPA
30-Marzo-2004 N.12
ANNALISA DURANTE – 14 anni
OSPEDALE DI LORETO A MARE - NAPOLI
FERITA DAI CAMORRISTI GRAVEMENTE
UCCISA DAI MEDICI CON L'ESPIANTO DI CUORE, POLMONI, FEGATO...
DONATA DAL PADRE INSIPIENTE O INGANNATO
L'abbiamo dichiarato per Nicholas Green nel '94, lo ripetiamo oggi per Annalisa: “E' stata gravemente ferita dai camorristi, ma sono i chirurghi che l'hanno uccisa con l'espianto di cuore, polmoni, fegato... praticato sul suo corpo vivo e pulsante sotto ventilazione”. E questo a causa di una frode scientifica legalizzata che ha equiparato il coma ad una fasulla “morte cerebrale”.
Il termine “coma irreversibile” che scatta subito per la povera gente, ma non è mai pronunciato per i politici e le persone importanti per i quali vige la speranza ad oltranza e ricoveri protratti per molti giorni, è indicativo di una crudele funzione dei proletari destinati al ricambio di organi all'interno di questa società di predatori.
E' ingiusto che l'ignoranza e il disorientamento dei genitori ricada sui figli minori di 18 anni.
Basta un solo genitore ad impedire l'espianto; ma i medici lo hanno detto alla madre?
Il padre è stato troppo frettoloso a dichiarare già il mattino seguente che avrebbe autorizzato l'espianto. Un tempo palesemente non sufficiente per una seria diagnosi di sede, estensione e tipo di lesione.
I genitori che donano i figli minori sotto la pressione dei medici, perdono comunque il diritto naturale di essere chiamati padri e madri, perché non hanno assolto al loro primo dovere che è quello di difendere i figli dalla bramosia degli espiantatori/trapiantatori numerosissimi negli ospedali italiani.
I chirurghi sono a loro volta ricattati da una legge iniqua (L. 91/99 art. 16), che dà alle regioni il potere di revocare l'idoneità al trapianto e ai finanziamenti a quelle strutture che abbiano eseguito meno del 50% dell'attività minima prevista dagli standard stabiliti dal Ministro della Sanità: una punizione di improduttività che ci fa rischiare la vita.
La ragazzina di 14 anni non è proprieta né dei genitori né dello Stato. Aveva diritto di essere curata ed eventualmente di morire in pace, non nella tortura.
Nerina Negrello
Presidente