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COMUNICATO STAMPA
Anno XXXIV n.8
11 Maggio 2018
ALFIE EVANS DOVEVA MORIRE
Alfie è morto all'Alder Hey Hospital di Liverpool il 28 aprile previa estubazione (rimozione della ventilazione di sostegno) eseguita il 23 aprile per ordine della Corte britannica (e collusione della Corte Europea) che impose sequestro e morte al piccolo “per il suo migliore interesse”, in assoluto spregio della volontà dei genitori che lo volevano curare altrove.
Dopo l'estubazione Alfie sfidò le aspettative dei medici, cominciando a respirare da solo. Continuò a respirare da solo per 5 giorni. Gli furono praticate 4 iniezioni con farmaci poco prima della sua morte.
Nessuno può dire se Alfie avrebbe avuto migliori chance di cura in altro ospedale, come i genitori rivendicavano con determinazione ed erculeo sforzo, o quanto a lungo avrebbe vissuto; certo non sarebbe morto così in quel modo per scelta ostinata delle autorità mediche e legali che ritenevano questa morte accettabile.
L'ospedale
Bambin Gesù di Roma (proprietà del Vaticano) si era offerto di prendere cura del
piccolo e di liberare l'ospedale di Liverpool dalle spese. Era disponibile una
équipe medica per il trasporto aereo e assistenza. Non c'era motivo di rifiutare
ai genitori questa speranza.
Il solo
motivo per ostacolare tale trasferimento era il timore che un altro ospedale
prendesse sotto cura Alfie e magari dimostrasse che la sua malattia non era
senza speranza. Ciò avrebbe minato la credibilità delle valutazioni dell'Alder
Hey e per estensione dell'autorità dell'intero sistema sanitario inglese. Per
questo Alfie Evans doveva morire.
Migliaia sono morti come Alfie, bambini ed anziani, sotto l'esecuzione di protocolli sanitari dei vari Paesi. In Inghilterra è definito “Liverpool care pathway” che prevede la morte per interruzione di sostegni vitali con procedura standardizzata (interruzione dell'alimentazione, idratazione e ventilazione accompagnata da dosi di sedativi), a volte anche all'insaputa del paziente, per malati gravi o prossimi alla morte.
L'Italia ha legiferato recentemente forme più artificiose come le “Disposizioni Anticipate di Trattamento” (DAT) di cui parleremo in seguito. Ma va da subito chiarito che anche la dichiarazione di “morte cerebrale” a cuore battente, imposta in sei ore a neonati ed adulti, segue lo stesso spirito eliminatorio e si impone sui vivi che hanno perso la coscienza per lesioni encefaliche da traumi o malattia. Anche in questo caso quando sono soddisfatti i protocolli variabili imposti dal Ministro della Sanità per la dichiarazione di “morte cerebrale”, la persona viene estubata senza svezzamento anche contro la sua volontà, cioè soffocata. La decisione del collegio medico è unica e insindacabile. E' solo chi dona organi che viene mantenuto sotto ventilazione per essere squartato a cuore battente.
Grazie ad Alfie molti hanno potuto meditare sulla violenza mafiosa del sistema sanitario inglese e forse mondiale, nonché italiano.
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