Giornalisti e Associazioni |
COMUNICATO
STAMPA
03-OTTOBRE-2001 N.21
(ricavato
dal n. 20)
SU
ESPIANTI/TRAPIANTI
IL DIRITTO DI CRITICA IN ITALIA NON ESISTE
LA
QUINTA SEZIONE PENALE DELLA CORTE DI CASSAZIONE HA
DICHIARATO
L' "INAMMISSIBILITA' TOTALE" DEL RICORSO
La Quinta sezione penale della Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto da Nerina Negrello, che ha definitivamente condannato per diffamazione nei confronti della Dr.a Enza Palermo, presidente dell'Aido.
La Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi ritiene, condividendo la posizione di eminenti scienziati, che i cosiddetti morti cerebrali siano in realtà vivi. Neurochirurghi giapponesi (Nihon University) infatti recuperano totalmente oltre il 50% di quegli ammalati che in Italia sarebbero considerati cerebralmente morti e dunque espiantabili. Non solo. I cosiddetti morti cerebrali al momento dell'espianto, cioé al momento dell'apertura del torace, hanno una reazione che dimostra la loro sensibilità al dolore: chiudono le braccia a propria difesa, obbligando i chirurghi ad iniettare curaro per paralizzarli.
Il 21.5.'95 Nerina Negrello, Presidente della Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi, distribuiva un volantino in cui si affermava che l'Aido diffondeva malainformazione ed era messaggera di morte, poiché non informava i cittadini circa i dubbi della scienza sulla "morte cerebrale", con la conseguenza che induceva all'espianto persone che, se fossero state correttamente informate, probabilmente lo avrebbero negato.
Il 5.10.'95 la presidente dell'Aido, Dr.a Palermo, querelava Nerina Negrello per diffamazione.
Il 17.12.'96 il Pubblico Ministero richiedeva l'archiviazione della querela, ritenendo che la Negrello avesse soltanto manifestato liberamente il suo pensiero.
L'opposizione a tale richiesta da parte della Palermo portava alla condanna della Negrello -difesa dall'Avv. Stefano Tessa del Foro di Torino - ad 1 milione di multa da parte del Tibunale di Bergamo - seconda sezione penale.
Contro tale sentenza Nerina Negrello proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo, attraverso l'Avv. Titta Castagnino del Foro di Roma, l'insussistenza del reato per l'esercizio del diritto di critica.
Di fronte alla inammissibilità del ricorso e dunque di fronte alla condanna definitiva di Nerina Negrello, c'è da chiedersi se esista ancora in questo Paese il diritto di manifestare liberamente la propria opinione, quale che essa sia.
Sembrerebbe che quando i temi siano scottanti e tocchino particolari interessi, il diritto di manifestare il dissenso sia profondamente limitato: o ci si unisce al coro oppure si rischia di essere condannati.
Nerina Negrello
Presidente