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Fonte:
www.antipredazione.org
"Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente" Indirizzo: Pass. Canonici Lateranensi, 22 - 24121 Bergamo (ITALIA)
Tel. 035-219255, Fax 035-235660,  lega.nazionale@antipredazione.org

COMUNICATO STAMPA N.2
27-Gennaio-2005


OSPEDALE SAN MARTINO DI GENOVA
HANNO TRATTATO IL FETO CONTRO LA MADRE
Hanno fatto crescere quel feto soltanto per usarlo come cavia

 

Una donna di 36 anni, di Biella, gravida alla diciasettesima settimana è stata ricoverata il 26 dicembre '04 all'Ospedale San Martino di Genova per emorragia cerebrale causata da ipertensione.

E' noto che la gravidanza può produrre o aggravare questa patologia. Se avessero tempestivamente praticato l'aborto terapeutico si avrebbero avute più chance di successo nella cura e forse guarigione della madre -la legge lo prevede-. Perchè non l'hanno fatto?

Perchè gli specialisti della neonatologia hanno subordinato il diritto alla vita della madre alla sperimentazione e alla ricerca sulla biologia fetale. L'hanno usata come un contenitore per misurare la loro abilità nel mantenere vivo il più a lungo possibile il feto.

I tecnici del coma sostengono che la donna è clinicamente in “morte cerebrale”, cioè dichiarano l'impotenza dei medici a curarla, ma non la dichiarano formalmente in “morte cerebrale”, in quanto i tecnici della neonatologia osteggiano questa dichiarazione che permetterebbe di interrompere l'accanimento sulla madre e sul feto, che dura da un mese.

Un feto che verrà partorito con taglio cesareo, posto in rianimazione/ventilazione e che presenterà altissime probabilità di cecità, nonché patologie polmonari, cerebrali e cardiache.

Due interessi si scontrano sul corpo della donna.

Il Comitato di Bioetica dell'Ospedale (16 membri) ha unanimamente deciso di informare il marito/famiglia sulla realtà clinica e lasciare a loro la scelta se rinunciare al feto,  sospendendo la rianimazione alla madre, o procedere verso una nascita sicuramente patologica.  La famiglia chiede di cessare l'accanimento.

Invece il Comitato Nazionale di Bioetica (governativo) per rendere accettabile l'uso/abuso della donna e del feto, manda avanti la vicepresidente, una donna: Cinzia Caporale si è pronunciata a favore della sperimentazione, sostendola come “interesse del bambino”, collocandosi arbitrariamente in difesa della vita (del feto), affermando irresponsabilmente che la donna in “morte cerebrale non ha più interessi”; glissando sulle denunce scientifiche internazionali che additano la “morte cerebrale” come una finzione per usi utilitaristici.

Infatti è possibile che, dopo l'eventuale parto cesareo, si espiantino gli organi alla madre, se il marito non presenta opposizione.

Ma dal solo fatto che una donna porta avanti una gravidanza: la donna è viva, se pur in prognosi infausta. E se è viva la famiglia ha il diritto-dovere di vietare interventi di evidente sperimentazione e crudeltà.

 

Presidente
Nerina Negrello
 

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