Giornalisti e Associazioni 
che attingono a questa fonte sono tenuti ad indicare quanto riportato di seguito:


Fonte:
www.antipredazione.org
"Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente" Indirizzo: Pass. Canonici Lateranensi, 22 - 24121 Bergamo (ITALIA)
Tel. 035-219255, Fax 035-235660,  lega.nazionale@antipredazione.org

COMUNICATO STAMPA
03-Febbraio-2005 N.
4


PRESENTATO ESPOSTO
ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI GENOVA
SULLA VICENDA DI MAURIZIA BERTAGNOLIO DI BIELLA
DONNA INCINTA IN COMA MORTA AL SAN MARTINO DI GENOVA IL 31.01.2005
 

L'esposto trasmesso alla Procura è sostanzialmente il seguente

 

L'Ansa del 31.01.2005 ha comunicato che il direttore dell'ospedale San Martino di Genova, Dr Paolo Elia Capra, annunciando la morte della donna in coma e del feto che portava in grembo ha rilasciato la seguente dichiarazione: “La salma della donna non è stata posta a disposizione dell'autorità giudiziaria perché le cause della sua morte per noi sono certe.”

Eppure l'acceso dibattito nazionale ha messo in rilievo gravi contraddizioni sia per quanto concerne  le terapie in difesa della vita della donna, non ultimo il mancato aborto che la legge prevede in difesa della vita della donna che presentava emorragia cerebrale da ipertensione; sia per quanto attiene la diagnosi di sede, estensione e tipo di lesione; sia per quanto concerne l'applicazione della L. 578/93 e del D.M. 582/94 relativi all'accertamento di “morte cerebrale”.

Infatti è di dominio pubblico che alcuni medici la consideravano in cosiddetta “morte cerebrale” mentre i neonatologi la consideravano viva. Era viva o no mentre forzavano lo sviluppo sperimentale di quel feto?

Opinioni così contrastanti dovrebbero indurre ad una indagine autoptica per stabilire se quel cervello era veramente danneggiato e se nel comportamento dei medici è prevalso l'interesso del feto contro la donna, ovvero la sperimentazione coatta.

E' noto ai cittadini che quando si presentano gravi contestazioni vengono d'autorità effettuate autopsie medico-legali per ordine della magistratura e per dirimere il contenzioso; è noto anche che i medici effettuano autopsie autoritarie per riscontri diagnostici anche in casi che non hanno manifestato problematiche, per cui stupisce che in questo specifico caso dove le problematiche sono tante e gravissime non si vada a fondo: sorge quindi il dubbio che si voglia nascondere qualcosa.

La famiglia certo non sa che senza l'autopsia eventuali contestazioni al comportamento medico non troverebbero più supporto documentato.

Essendo questo un possibile caso di sperimentazione coatta, uniamo alla presente i due comunicati stampa da noi diffusi il 27.1.05 e l'1.2.05.

Valuti il giudice se esistono elementi di responsabilità penale perseguibili d'ufficio poiché questa associazione intende denunciare l'episodio e chi eventualmente verrà ritenuto responsabile.

Si richiede ex art. 408 del codice di procedura penale di essere informati in caso di archiviazione.

 

Presidente
Nerina Negrello


 

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