LEGA NAZIONALE CONTRO LA PREDAZIONE DI ORGANI
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COMUNICATO STAMPA
 Anno XXXIX n.2
21 febbraio 2023

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DONNE IN "MORTE CEREBRALE"
USATE COME MADRI SURROGANTI

La Clinica equivale alla patologia dell'individuo.
Tale affermazione insegnata e tramandata dai maestri del passato prevede una diagnosi anatomo-patologica che stabilisca in primis, Sede, Tipo, Estensione della Lesione, criteri che valgono per la medicina attuale e di sempre e che sono strettamente legati al “caso clinico”.

La dicitura “morte cerebrale” non è una diagnosi, soprattutto se non è seguita dagli attributi sopra menzionati. Dal solo fatto che una donna dichiarata in “morte cerebrale” porta avanti una gravidanza ne deriva una certezza: la donna è viva.

Sono già noti casi di madri considerate dai medici “cerebralmente morte” e tenute in vita per lunghissimi giorni e mesi non per curarle ma solo per sviluppare la vita del feto che avevano in grembo, riducendo la madre ad un semplice contenitore senza diritti, poi sottoposta a un parto cesareo e, ultimato il compito, liquidata con l'espianto degli organi.

In un crescendo di putrefazione culturale oggi esplode l'idea aberrante di Anna Smajdor, professoressa all'Università di Oslo, che in un articolo apparso sulla rivista “Journal of Theoretical Medicine and Bioethics”, pubblicato lo scorso novembre e intitolato “Whole Body Gestational Donation” WBGD (Donazione gestazionale dell'intero corpo), propone di utilizzare il corpo di donne in stato di cosiddetta “morte cerebrale” come madri surroganti.

Smajdor sostiene che “Dal momento che siamo felici di accettare che i donatori di organi siano abbastanza morti da donare, non dovremmo avere obiezioni alla donazione gestazionale dell'intero corpo”.

Tale proposta è costruita sull'accettazione della cosiddetta “morte cerebrale” che è un'invenzione medico-legale utile al procacciamento di organi e a tutte le nuove reificazioni ma anche spersonalizzazioni dell'essere umano trasformato in un ingranaggio dell'industria della riproduzione umana, sempre più incline a conformarci al diktat della meditecnica.

Sotto il profilo biomorale e limitatamente alla maternità surrogante, abbiamo trovato significativa la critica elaborata da Antonio Casciano, Centro Studi Livatino, nonostante si sviluppi sulla contraddizione di fondo di accettazione sia della “morte cerebrale” che del prelievo d'organi. Tale critica giudica la maternità surrogata - sia nella sua variante dell'utero in affitto da vivente sia nella variante proposta dalla Smajdor - sempre e comunque come lesione della dignità della donna e violenza conclamata poiché rende il suo corpo strumento in vista della soddisfazione dei desideri riproduttivi altrui con scenari già da incubo.

https://www.centrostudilivatino.it/donazione-gestazionale-del-corpo-le-derive-antiumane-di-una-nuova-forma-di-tecnocrazia-riproduttiva/

 

Nerina Negrello
Lega Nazionale
Contro la Predazione di Organi
e la Morte a Cuore Battente
www.antipredazione.org

 

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