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COMUNICATO STAMPA
Anno XXXV n.12
5 giugno 2019
HANNO ESPIANTATO MIA SORELLA NELLA
NONOSTANTE LA MIA OPPOSIZIONE
I medici hanno espiantato mia sorella Nella Rita Nicoloso di 45 anni, che sottolineo non era iscritta ad alcun ente per la donazione di organi.
La mattina del 2 Novembre 2016, come di consueto avevo telefonato a mia sorella Nella, tutto normale era solo un po’ nervosa dato che il suo gatto quella mattina sporcava in tutta la sua casa, gli dissi di metterlo fuori “così risolvi il problema”.
Alle 14.30 dello stesso
giorno mia sorella maggiore mi telefonò dicendomi che Nella aveva avuto un
infarto o qualcosa del genere. Andai subito in panico, feci un biglietto aereo
e l’indomani mattina alle 9.30 arrivai a Catania, andai direttamente
all’ospedale Cannizzaro.
Mi trovai al reparto T.I.P.O. (terapia intensiva post-operatoria) con intorno
colleghe, amiche e parenti. Da subito capii che era una cosa molto grave.
Quando entrai in sala T.I.P.O. vidi mia sorella intubata, in coma, immobile; il
monitor segnava i battiti del cuore e la pressione sanguigna normali.
I medici hanno convocato me
e mia sorella maggiore spiegandoci che mia sorella Nella era stata colpita da
aneurisma cerebrale e che se noi fossimo stati d’accordo l’avrebbero operata.
Accettai subito e firmammo per l'intervento. Alle 16.30 mia sorella Nella entrò
in sala operatoria, ero stressato e tanto ansioso, rimasi in sala d’attesa fino
alle 2.30 della notte quando quattro medici uscirono e ci dissero che durante
l’intervento aveva avuto un'emorragia ma era andato tutto bene: “da adesso
dipende da lei e da come reagirà”.
Ero agitatissimo ma nel mio
cuore molto ottimista e pregavo e ringraziavo Dio e Gesù di salvare mia
sorella. Nei giorni a seguire dopo l'operazione vedevo il via vai di amici e
colleghi che insistevano per voler entrare per vedere Nella. Talché i medici mi
richiamarono dicendomi che tutto quel via vai non era possibile. Invitai le
colleghe e le amiche a starsene un po’ tranquille, che se vi era qualche
notizia le avrei informate.
Ogni giorno che passava per me era come un grande traguardo, una piccola
speranza che mia sorella si sarebbe risvegliata dal coma, tutti i giorni i
medici ci informavano e dicevano che le sue condizioni erano stabili.
Ma tutto precipitò una mattina mentre io e mia sorella maggiore eravamo in sala medici, si parlava di Nella, di noi della mia famiglia, all’improvviso mia sorella maggiore disse: “il desiderio di mia sorella Nella era quello di donare i suoi organi”. Saltai in aria, subito le dissi di stare zitta di non dire queste cose false, scattò tra di noi un attrito tanto che la dottoressa ci calmò dicendoci che era ancora presto per questa decisione.
Ma l’indomani mattina sempre in sala medici mi dissero che l'elettroencefalogramma era quasi piatto, che nel suo cervello era rimasta una luce fioca che stava per spegnersi e che le avevano ridotto il coma farmacologico per vedere la sua reazione. Andai subito in confusione, volevo dei chiarimenti, dei consigli ma i medici continuavano a dire che le speranze erano finite.
La mattina successiva alle 7 del 10.11.2016 arrivò una telefonata dall'ospedale che ci convocava in sala medici, dove ci dissero che il primo risultato dell'elettroencefalogramma era piatto e che alle 12 lo avrebbero rifatto per confermare lo stato del paziente. Ebbene alle 12.30 ci informarono che mia sorella Nella era in “morte cerebrale” e che non vi era più niente da fare, l’unica cosa era espiantarla. Subito dissi di NO, mia sorella non deve essere espiantata no e poi no. Rimasi dentro la sala medici, vedevo un via vai e in particolare una dottoressa attenta e guardinga indaffarata coi fax, che mi dava l'impressione fossero attinenti a mia sorella, mentre un’altra dottoressa cercava di tenermi calmo. Infatti mi invitarono a parlare con una psicologa che cercava di convincermi ad ammettere che il desiderio di mia sorella Nella era quello di donare i suoi organi. Dopo qualche ora, alle 16 uscii dalla sala medici e andai fuori dove tutte le colleghe e le amiche erano contro di me, contro il mio NO, dicendomi che per Nella non c’era più nulla da fare e che comunque se si fosse risvegliata sarebbe rimasta un vegetale, cieca, muta etc.etc. Pressione indebita.
Tornai in sala medici, con i miei cinque cugini solidali dicendo che non volevo che mia sorella venisse espiantata, ma ci dissero: “ormai hanno firmato”. Chi ha firmato? E il mio NO ribadito non contava? Impallidito e sconvolto ero entrato nell’abisso della disperazione, vedevo tutti contro di me e mia sorella Nella, non sapevo cosa fare, volevo solo mia sorella Nella per poter scappare da quell'inferno, portarmela in una struttura dove non l’avrebbero espiantata.
Quella notte per me fu
infinita dolorosa e insopportabile, l’indomani mattina avvisarono mia sorella
maggiore che Nella era stata espiantata e che i suoi organi erano stati
smistati a Roma, Siena, Padova, Palermo, lei con un gesto isterico fece un
applauso dicendo: “brava, brava Nella hai fatto un gesto bellissimo donando i tuoi
organi, sono fiera di te adesso sei ovunque”.
Io nella mia disperazione ero andato a casa a preparare ché sarebbe arrivato il
corpo della mia povera Nella.
Ma quale interesse ha avuto
mia sorella maggiore a donare gli organi di mia sorella Nella? E le amiche e le
colleghe cosa c’entrano? Il mio NO non è servito a niente, nulla, inesistente,
è prevalso il si, ma come funziona?
Tutto questo imbroglio, tutto questo business, siamo veramente in mano a dei
cannibali, a dei macellai che scelgono nel contrasto famigliare la firma di
comodo? Mi resta solo una grande sofferenza che mai più mi passerà e penso
sempre che se ci fosse stata la mia povera mamma tutto questo non sarebbe
successo…
Ho imparato cos'è il rancore. Rancore verso mia sorella che ha firmato a tradimento, forse preoccupata di un'assistenza troppo faticosa in caso di sopravvivenza, rancore verso le amiche e colleghe che hanno agito compatte contro Nella per soddisfare una ideologia fanatica di utilitarismo sociale. Rancore soprattutto verso l'ospedale Cannizzaro che non ha rispettato la mia opposizione (a quel tempo non sapevo che l'opposizione andava presentata per iscritto e non bastava il rifiuto verbale).
Leggo su Siena news del 14/11/2016, che l’organo ha raggiunto Siena e qui è stato trapiantato su un paziente per il quale era stato lanciato “l’allarme nazionale” (ecco la preda ambita, la malcapitata, mia sorella Nella). E leggo su Live Sicilia che la Prof.ssa Nicoloso Nella Rita aveva condiviso con i famigliari la scelta di donare gli organi. Ma ciò è falso, io mi sono opposto e mia sorella Nella non era una donatrice.
Giuseppe Nicoloso
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