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COMUNICATO STAMPA
 Anno XXXIII n.14
7 Novembre 2017

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LA RAGAZZA DICHIARATA "MORTA CEREBRALE" NEL 2013 "VIVE"
Torna alla ribalta il caso di Jahi McMath sottoposto a processo per verificare se ora è in vita

Jahi Mc Math aveva 13 anni quando fu trasferita dalla California, dove volevano distaccare la ventilazione, al New Jersey dove è possibile rifiutare la “morte cerebrale” e dove nel 2014 l'avvocato chiese che venisse dichiarata “viva”.

Jahi si trova in coma per l'esito negativo di un intervento chirurgico per curare l'apnea notturna. Il direttore della Fondazione Internazionale per la Ricerca sul Cervello ha riferito che i ricercatori hanno rilevato attività elettrica nell'encefalo eseguendo una risonanza magnetica e che su richiesta Jahi muove il piede e la mano.

Il caso è stato sottoposto a processo con giuria per verificare se la ragazza sia da considerarsi in vita.
Agli inizi del 2017 il personale medico imputato nella causa per negligenza medica nei confronti di Jahi McMath ha presentato una mozione per respingere il reclamo della ragazza. Gli imputati sostenevano che la McMath non avrebbe potuto impugnare la causa per danni personali perché era stata dichiarata morta nel Dicembre 2013.

Nel settembre 2017 la “Alameda County Superior Court” ha respinto tali mozioni. Nella sua deliberazione, il Giudice Stephen Pulido ha scritto che benché la dichiarazione di “morte cerebrale” sia stata emessa nel 2013 nel rispetto delle norme mediche, rimane la questione se l'attuale condizione della ragazza soddisfi la definizione legale di “morte cerebrale” secondo l'Atto di Definizione Uniforme di Morte (Uniform Determination of Death Act).
In conclusione, se la ragazza non è cerebralmente morta, è quindi, per definizione, viva.

Fondamentale la testimonianza del Dottor Alan Shewmon (professore emerito di pediatria e neurologia presso l’Università di Los Angeles, UCLA University of California) che ha indotto il giudice ad emettere la sua sentenza.
Il giudice ha ampiamente citato il Dottor Alan Shewmon, il quale ha concluso dichiarando in tribunale che Jahi non rispetta, al presente, i criteri di “morte cerebrale”, dopo aver riesaminato 49 video in cui la ragazza era in grado di muovere determinate dita o altre estremità del corpo su specifica richiesta, e riesaminato un imaging a risonanza magnetica (MRI).
Il professor Shewmon ha scritto che Jahi “è una giovane donna vivente, con severa disabilità, alla quale non sono, al presente, applicabili né le linee guida diagnostiche regolamentari di morte cerebrale né la definizione legale di morte applicabile in California.”

Un processo che in Italia non sarebbe possibile, poiché in Italia la “morte cerebrale” è dichiarata d'autorità sulla base di protocolli di Stato variabili su decreto del Ministro della Sanità. Perfino le DAT (Disposizioni Anticipate di Trattamento di fine vita), attualmente in discussione al Senato, non contemplano il diritto di opposizione alla dichiarazione di “morte cerebrale” a cuore battente.

https://bioethics.georgetown.edu/2017/09/jahi-mcmath-case-now-headed-to-a-jury-trial-on-whether-she-is-now-alive/
https://www.lifesitenews.com/opinion/judges-doubts-on-teens-brain-death-could-be-big-breakthrough-in-bioethics-c

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