LEGA NAZIONALE CONTRO LA PREDAZIONE DI ORGANI
E LA MORTE A CUORE BATTENTE
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COMUNICATO STAMPA
 Anno XXXIII n.8
28 Marzo 2017

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COSI' PARLO' MASSIMO BONDI'

L.D. Patol. Chir. e Proped. Clinica Università La Sapienza-Roma, Patologo e Chirurgo generale, MD. General Surgeon Sidney-Australia, Presidente Comitato Medico-Scientifico Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente. Grande medico, un luminare, che ha saputo coniugare scienza ed etica e denunciare espianti/trapianti come crimini, anticipando che in neurologia il fattore tempo è decisivo e che il coma è un sintomo non una diagnosi.
L'articolo pubblicato anche sul Nuovo Medico D'Italia nel 2005 è al presente estremamente attuale.

DRENAGGIO NEI TRAUMATIZZATI CRANICI
sull'insorgenza del coma
(eziopatogenesi del coma vegetativo)

Il drenaggio nei traumi cranio-cerebrali deve “considerarsi terapia urgente, quanto il blocco di una emorragia”.
Infatti la terapia è finalistica solo quando si oppone tempestivamente al processo patologico in atto o in via di costituzione. Senza una terapia mirata l'evolversi del processo patologico determina -lesioni consequenziali- che saranno tanto più difficili da eliminare quanto più tempo sarà trascorso dall'inizio dell'insulto patologic
o.
Ciò è vero per qualsiasi proc
esso patologico (settico, neoplastico, meccanico, chimico, traumatico) e la diversa etiologia non modifica il concetto della precocità dell'azione terapeutica. Tale concetto diviene essenziale e di massima urgenza applicativa nelle lesioni traumatiche cranio-cerebrali.
Infatti in tali tipi di lesioni l'instaurarsi sin dall'inizio di un versamento ematico, diviene subito compressivo, considerati gli spazi virtuali meningei e l'indeformabilità della teca ossea cranica, e ciò
provoca un progressivo deterioramento della corteccia cerebrale, rendendo difficile ed impossibile se non si interviene con estrema urgenza il recupero del paziente che così si avvia verso quella condizione che i protocolli di Stato chiamano “morte cerebrale”.
Tale dichiarazione diviene operante per lo più nelle prime 24/48 ore dal trauma del paziente divenuto comatoso.
Più il tempo passa più la sostanza cerebrale avida di ossigeno, perde la sua vitalità. Pertanto l'intervento chirurgico di drenaggio in presenza di un paziente traumatizzato cranico comatoso, va sempre e comunque eseguito
d'urgenza, allo scopo di decomprimere il cervello: il tempo in questi casi è prezioso.

Andrebbe ripristinato tale intervento negli ospedali di prima accoglienza. In passato il chirurgo generale di tali ospedali aveva la preparazione per eseguire tali interventi decompressivi ed era tenuto ad effettuarli. Oggi la spedalizzazione neuro-chirurgica e l'interesse al prelievo di organi impongono che tali pazienti vengano inviati agli ospedali maggiori più lontani, per cui sovente si superano i tempi ideali per il loro recupero.
Grandi patologi e chirurghi dello scorso secolo
(1) raccomandavano l'inamovibilità di tali pazienti e la creazione di una assistenza specialistica intorno al paziente. Ben nota la frase “Il faut batir un Hôpital autour d'un traumatisé du crane et non pas le transporter à un Hôpital dejà bâti”. La terapia finalistica efficace nel traumatizzato cranico comatoso, da eseguire con estrema urgenza, possibilmente nei primi 60/120 minuti (2) dall'incidente si concretizza in:

a) drenaggio extra e subdurale, b) ventricolostomia, c) craniotomia per ematoma costituito.

  1. Drenaggio extra e subdurale: applicazione in sede frontale, parietale e temporale di drenaggi tubulari tipo Rédon a circuito chiuso e a pressione aspirativa controllata;

  2. Ventricolostomia: con la chirurgia stereo-tassica è oggi di facile applicazione un drenaggio a circuito chiuso del terzo ventricolo atto a controllare la ipertensione liquorale;

  3. Ematomi extra e subdurali di facile diagnosi clinico-radiologica, quando presenti, necessitano di una craniotomia evacuativa.

E' bene chiarire che una aspirazione di pochi cc di liquido ematico e di eventuale Liquor ventricolare iperteso, può essere sufficiente a decomprimere la corteccia cerebrale, far ricomparire la coscienza e comunque a migliorare le condizioni generali e le condizioni inerenti alla patologia traumatica cerebrale.
ANTIEDEMIGENI, COAGULANTI, DIURETICI E IPOTERMIA CEREBRALE CONTROL-LATA
(3) completano il trattamento terapeutico urgente.
Un soggetto colpito da un trauma cranico grave, ha sempre un versamento emorragico endocranico, modesto nei casi di contusione e di frattura-lussazione di una delle due prime vertebre cervicali, in quanto ossa laminari relativamente sottili (la dislocazione di frammenti ossei che colpiscano il pavimento del quarto ventricolo, sede dei centri cardio-respiratori, può determinare la morte sul colpo).
Nei casi di frattura della base cranica, sono invece interessate le due rocche petrose che sono ossa molto vascolarizzate e provocano un versamento emorragico importante, che si trasforma più o meno rapidamente in ematoma.
La patologia compressiva cortico-cerebrale, oltre alla ipossia corticale determina il coma per un fenomeno di “Asinapsia”
(4); si verifica cioè il collasso del canale sinaptico unificato (5) e trascorse 2-3 ore dal trauma il coma si aggrava progressivamente.

Tutto ciò considerato i pazienti traumatizzati cranici che presentano un versamento più o meno cospicuo, vanno tutti trattati con un intervento evacuativo (craniotomia) o derivativo (drenaggio tubolare compresa la ventricolostomia) a seconda dei casi; alcuni di essi potranno non superare l'intervento, altri guariranno. In tal modo si evita tutta la patologia inerente ad una compressione corticale prolungata, che sfocia nel coma vegetativo più o meno persistente (talora anni di sofferenze per il paziente e per i parenti e un aumento della spesa sanitaria).
Si avrà ovviamente una diminuzione degli espianti di organi, ma a lato delle guarigioni si avrà anche una riduzione della frequenza del coma vegetativo. Ciò dimostra come l'instaurare indiscriminatamente la sola Rianimazione respiratoria (ventilazione automatica),
senza intervenire chirurgicamente per decomprimere il cervello, sia la causa di una patologia corticale vegetativa che era al contrario rarissima nel periodo precedente alla respirazione automatica, anche nei casi non strettamente necessari. Infatti i casi sono due: o il paziente che perviene ad un Pronto soccorso non ha respirazione spontanea ed allora il paziente è deceduto, oppure la respirazione spontanea è presente e allora la respirazione automatica non è razionale, poiché i centri respiratori vanno comunque stimolati e non sostituiti dalla ventilazione automatica, che può essere presa in considerazione solo per i casi che vengono operati, mettendo in atto lo svezzamento come per ogni altro intervento operatorio. Quando poi i parametri clinico-analitici non corrispondono ai protocolli della legge di Stato, allora non potendo prelevare gli organi il paziente si avvia verso la sindrome vegetativa, ne fanno fede in Italia circa 1.500 casi.

Concludendo, se l'intervento decompressivo evacuativo e di drenaggio non viene eseguito con estrema urgenza, come d'urgenza si interviene per fermare una emorragia, il paziente si avvia inevitabilmente al deterioramento compressivo della corteccia cerebrale, sede dei centri sensoriali, motori e del linguaggio che contribuiscono a formare la coscienza. Rispondendo ai criteri imposti dalla legge (promulgata ad hoc per i trapianti) per altro carente del Clinico Medico e Chirurgo, una Commissione decreta una condizione di Patologia cerebrale irreversibile, conseguenza di una MANCATA TERAPIA D'URGENZA. E' ormai accertato che il Coma Irreversibile non esiste in quanto se curati sono tutti reversibili.

Prof. Dr. Massimo Bondì
Comitato Medico-Scientifico
Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi
e la Morte a Cuore Battente

References:

  1. J. Patel, L. Leger: Nouveau Precis de Path. Chirurgical, tome 3, Masson, 1960

  2. R. Barton, F. Cerra, Dept. of Surgery Univ. Utah, Univ. Minnesota, Stampa Medica, 506 (5), marzo 1991

  3. N. Hayashy: Dept. of emergency & critical care medic., Nihon Univ. “Brain hypotermia therapy” Jpn. med. Jour. n° 3767, Julay 6.1996

  4. M.Koonsman et al.: “How much monitoring is needed for basilar skull fracture?” Congress apr. 26-29, 1992. The amer. Jour. of surgery, vol. 164, nov. 1992

  5. A.N. Konovalov et al.: Ist. Neuroch. Burdenko-Mosca-”I traumi cranio-encefalici” pg. 32, Arcadia edit. Modena, 1995

  6. M. Bondì, M. Bondì: Riv. Biol/Biology Forum. “The role of synaptic junctions in the identification of human consciousness” (1998), pag. 329-334

  7. M.Bondì, M. Bondì: “... interpretation of the pathogenesis of the coma”, ECPD Brain cosciousness intern. Symposyum, 22-23 sept. 1997, pag. 201-204, Belgrade, Jugoslave

Vedi www.antipredazione.org sezione “Scientifico”.

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