LEGA NAZIONALE CONTRO LA PREDAZIONE DI ORGANI

E LA MORTE A CUORE BATTENTE

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COMUNICATO STAMPA
 Anno XXII n.6
18 luglio 2006

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AGUZZINI ECCELLENTI
HANNO COSTRETTO UNA“MORENTE” A PARTORIRE

 

CRISTINA AL NIGUARDA (MI)

78 giorni di tortura solo per la sperimentazione fetale

Falso che sia il primo caso

 

 

 

 

In presenza di emorragia cerebrale la tempestività di intervento è fondamentale.

Cristina, 38 anni, incinta di17 settimane (4 mesi) fu colpita da ictus il 24 marzo nella sua abitazione a Paderno Dugnano (Mi).

Non fu portata alla Clinica S. Carlo del suo paese (convenzionata con l'Asl, 300 posti letto, neurologia e diagnostica disponibili), ma destinata dal 118 all'Ospedale di Garbagnate a 10 km di distanza, perdendo tempo prezioso, e da qui fu trasferita in ambulanza all'Ospedale Niguarda, altri 25 km, perdendo altro tempo prezioso.

Al Niguarda la considerano subito “morta cerebrale” e non tentano alcun intervento di chiusura dell'aneurisma e drenaggio dell'emorragia, come si dovrebbe fare per chiunque colpito da ictus, forse perché poteva compromettere il proseguimento della gravidanza. La “morte cerebrale” pertanto può diventare un comodo mezzo, seppur illegale, per disporre di donne gravide da rendere “contenitori” senza diritti, per la sperimentazione fetale.

 

Dopo la sentenza autoritaria di “morte cerebrale”, alla quale non conseguì il diritto di morire in pace col feto che aveva in grembo (feto privo di vita autonoma), fu sospeso l'accertamento di legge, che avrebbe imposto la fine dell'accanimento manipolatorio sulla madre e sul feto, in un accordo privato fra medici e convivente della donna. Non fu consultato neppure il Comitato di Bioetica dell'ospedale, come vuole la norma.

 

Cristina fu mantenuta in vita solo come un “contenitore” perché il feto crescesse (non per sé): “pompata” con la ventilazione come una zampogna per 78 lunghissimi giorni (quasi tre mesi), alimentata dalla chimica forse via PEG, il suo corpo nudo e rasato in totale balia di aguzzini eccellenti: neurorianimatori, ginecologi, ostetrici, anestesisti, neonatologi. Una “incubatrice naturale” l'hanno definita i medici del Niguarda, un “cadavere” quella faccia di tolla di Mons. Sgreggia, presidente della Pontificia Accademia della vita, diviso sulla vicenda il mondo scientifico. Chiaramente un “crimine di genere” denunciano le donne dell'AED femminismo.

 

L'esperimento fu accuratamente tenuto nascosto all'opinione pubblica e alla stampa per evitare che scoppiasse la polemica scientifico-etico-giuridica a livello nazionale come nel gennaio 2005 per un caso analogo al San Martino di Genova.

Il caso di Cristina viene quindi reso pubblico a cose fatte, solo dopo il parto cesareo  -violenza sulla violenza contro l'integrità fisica – e la macellazione finale con immediato espianto degli organi a cuore battente (non come riferisce la stampa “dopo aver staccato la spina”), torture “autorizzate” illegalmente, pare dalla famiglia, e dal convivente che dichiara “lo dovevo ai medici”, forse grato per quel feto di 713 grammi, 28 settimane, subito intubato e avviato al calvario della ricerca.                                                                                              

 

“Primo caso in Italia” hanno dichiarato quelli del Niguarda. Falso! Stesso trattamento è toccato a:

Elisabetta Dini, 28 anni, di Valmacca Monferrato, ricoverata alla 14° settimana di gravidanza per emorragia cerebrale all'Osp. di Novara (4.5.89). Le hanno negato l'aborto richiesto dalla famiglia per stato di necessità. Dichiarata in coma irreversibile, nonostante l'opposizione del marito, fu “pompata” per 49 giorni fino alla morte congiunta col feto di 21  settimane.

Presentammo esposto-denuncia alla Procura della Repubblica di Novara, durante il ricovero.

 

Maria Grazia Rolino, 32 anni, di Vercelli, ricoverata alla 22° settimana di gravidanza per  emorragia cerebrale all'Osp. Di Novara (4.5.89) dove è dichiarata in coma irreversibile. Traferita al S.Matteo di Pavia è dichiarata in coma profondo, “pompata” per 71 giorni forzando la volontà della famiglia. Parto cesareo: nasce Andrea alla 26° sett. (5° mese) 1 kg e 250 gr. con polmoni e cervello incompleti, doppia emorragia cerebrale, subito intubato, morirà 36 giorni dopo, torturato come sua madre.

Presentammo esposto-denuncia alla Procura della Repubblica di Pavia, durante il ricovero.

 

Paola, 24 anni, di Masone (Genova), ricoverata alla 22°settimana di gravidanza per emorragia cerebrale all'Osp. S.Martino di Genova (15.11.98). Considerata in “morte cerebrale”, fu “pompata” per 59 giorni fino alla morte. Nasce Alessio alla 28/29° sett. di 1kg e 100 gr. subito intubato, forse sopravvisse ma di lui non si seppe più nulla: vivo? sano? menomato?

Presentammo esposto alla Procura della Repubblica di Genova, durante il ricovero.

 

Maurizia Bertagnolio, 36 anni, di Biella, ricoverata alla 17° settimana di gravidanza per emorragia cerebrale all'Osp. S.Martino di Genova (26.12.04). Considerata “morta cerebrale” senza accertamento di legge, “pompata” per 37 giorni nonostante la famiglia fosse contraria all'accanimento manipolatorio. Il caso scatenò un acceso dibattito etico-giuridico a cui seguì la convocazione del Comitato etico dell'ospedale che unanimamente  decretò che decidesse il marito. Maurizia morì per arresto cardiocircolatorio il 31.1.05 dopo aver espulso, pare spontaneamente, un “feto non vitale” di 21 settimane del peso di 292 gr. (nel sito Comunicati Stampa 27.1.05, 1.2.05, 3.2.05).

Presentammo esposto alla Procura della Repubblica di Genova al termine di questa odissea.

 

Gabriella Reververi di Parma e Elena Zucchi di Orzinuovi di Brescia, entrambe colpite da emorragia cerebrale, usate come uteri e poi macellate per gli organi

e altre ancora.

 

Unica preoccupazione degli aguzzini eccellenti è stata quella di far scrivere sulla stampa nazionale che il convivente e i famigliari hanno chiesto ai medici di salvare almeno la “bambina”, in questo modo scaricando su di loro la responsabilità di questa sperimentazione di stampo nazista. I familiari sono stati informati che nessun feto “pompato” dalla 17° settimana diventa un bambino sano e qualora sopravvivesse presenterebbe lesioni fisiche e cerebrali? Comunque la famiglia non ha diritto di offrire un parente ai medici, né i medici di procedere fuori dall'etica e dalla legalità adducendo pretestuosamente sollecitazioni di conviventi o familiari.

 

Da un punto di vista legale dello Stato laico, i medici del Niguarda posponendo la madre ai loro interessi di sperimentazione, hanno eluso la L. 194/78 sull'aborto (artt. 6 e 7) che prevede un intervento abortivo immediato qualora l'interruzione della gravidanza “si renda necessaria per imminente pericolo della vita della donna”.... anche “quando sussiste la possibilità di vita autonoma del feto”. In tutti i casi citati il feto non era autonomo ed è ragionevole ritenere che l'emorragia cerebrale possa essere stata determinata dalla stessa gravidanza, essendo noto che è aggravante di numerose patologie.

 

Invece subentra lo stratagemma della “morte cerebrale” “sentenziata” ma non accertata nei termini di legge, così che la donna possa essere considerata viva o morta a seconda che sia cattolica o laica e che l'obiettivo sia la ricerca o il trapianto, contravvenendo anche gli artt. 3 e 32 della Costituzione.

 

Ricordiamo agli aguzzini eccellenti che la forzata equazione “diritto agli organi quindi diritto al feto” non è praticabile in quanto la L. 91/99 regolamenta solo l'espianto di organi- tessuti e solo per trapianto (vedi art. 6), non permette di mantenere il corpo vivo per giorni e mesi ai fini della ricerca, infatti la Proposta di legge 5083 per la “donazione del corpo post mortem cerebrale” a scopo di esercitazione e ricerca in vivo è stata da noi bloccata nell'Audizione del 14.7.05 in Commissione Affari Sociali (Comunicato Stampa del 13.10.05  www.antipredazione.org).

 

Aumentano i casi di donne colpite da ictus durante la gravidanza, quindi molte donne rischiano sotto la copertura della dichiarazione di “morte cerebrale” di essere sequestrate negli ospedali come “contenitori” a tempo indeterminato per l'esercitazione di medici fanatici che pretendono di scoprire i meccanismi della vita, incuranti di torturare le donne e di produrre deliberatamente degli handicappati.

Consigliamo tutte le donne incinte di depositare preventivamente presso la “Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente” una Dichiarazione autografa di opposizione all'uso del corpo come “contenitore” e all'espianto di organi, tessuti e cellule.

 

Dove sono le donne di potere, quelle che hanno accesso alla stampa? Troppo impegnate nelle pari opportunità? A parte l'articolo di Chiara Saraceno su La Stampa (12.6.06) tacciono e lasciano che Meditecnica e Chiesa cattolica si alleino contro la donna e la dignità di tutte.

 

Sotto l'ideologia della “vita” innalzata quest'ultima sopra ogni altro valore, la collusione tra Meditecnica e Chiesa ha prodotto una spaventosa dittatura sanitaria utile alla dittatura della ricerca in vivo, che riduce la persona a contenitore di organi e, nello specifico, a contenitore di feto, rendendo il cittadino cavia contro la sua volontà, cosicché l'orrore dell'eutanasia e l'ingannevole testamento biologico sembrano essere l'unica via d' uscita.

 

Ma Cristina Nicol, nata da CRISTINA, alla 28° settimana, è viva o morta?

E' scaduto il mese previsto dai medici per sciogliere la prognosi.

Dal parto cesareo sono trascorsi 39 giorni, l'accanimento terapeutico che esiti ha dato?

Perché la stampa tace dopo tanta enfasi?

Presidente

Nerina Negrello

 

 

 

Giornalisti e Associazioni 
che attingono a questa fonte sono tenuti ad indicare quanto riportato di seguito:

Fonte:
www.antipredazione.org
"Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente" Indirizzo: Pass. Canonici Lateranensi, 22 - 24121 Bergamo (ITALIA)
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